In matematica esiste una teoria che spiega bene, e può essere facilmente traslata sull’attuale scenario nazionale, come il quadro normativo italiano per le PMI (e non) abbia subito uno stravolgimento improvviso in un lasso di tempo estremamente contenuto.
“imprevedibilità dell’evento + velocità del suo propagarsi = Caos”
La diffusione dell’epidemia rientra nel novero delle variabili esogene, difficilmente ipotizzabili, ma che sono tipiche dell’attività imprenditoriale, al pari del rischio mercato e paese.
L’imprevedibilità e la velocità di propagazione, con le evidenti conseguenze in termini di lockdown totale, ha generato il caos, non solo in termini sociali ma anche economici e finanziari.
Il più delle volte la crisi delle imprese è determinata da fattori endogeni ma in questo caso la variabile COVID ha rivestito il ruolo di acceleratore di una tensione, a volte latente.
In un contesto di portata straordinaria lo Stato è intervenuto con azioni eccezionali, volte alla salvaguardia dell’economia, con istinto protettivo prima e con slancio di ripartenza dopo.
Le opzioni sfruttabili sono diverse:
- Potenziamento del fondo centrale di garanzia e ampliamento della platea dei soggetti beneficiari
- Possibilità di accedere alla cassa integrazione
- Garanzia SACE per le grandi imprese
- Sospensione del versamento dei tributi per un periodo limitato
- Inserimento di una moratoria d’ufficio fino al 30 settembre
- Possibilità di procedere alla rinegoziazione del debito con garanzia statale
- Rinvio della scadenza per l’entrata in vigore degli indicatori della crisi di impresa (settembre 2021)
- Possibilità di rinviare la scadenza per l’approvazione del bilancio, norme a tutela della capitalizzazione aziendale e possibilità di calcolare e versare gli acconti di giugno con il metodo previsionale anziché su base storica
Queste sono solo alcune delle azioni messe in atto dal Decreto Liquidità di Aprile che, a discapito del nome, non immette denaro nel sistema, ma rende operative azioni volte ad assolvere al ruolo assistenzialistico dello Stato, demandando di fatto l’onere del finanziamento agli Istituti di Credito.
In tempi di crisi, quindi, gli imprenditori sono chiamati a sviluppare due doti, insite in ognuno di loro:
leadership e capacità di fare collegamenti
La prima richiede di non assumere un atteggiamento passivo rispetto alle misure ma di elaborare strategie di ripresa prendendo decisioni che, in alcuni casi, potrebbero risultare tanto impopolari quanto necessarie.
Relativamente al secondo aspetto, uno dei problemi di questo periodo, non è la mancanza di informazione quanto la capacità di fare collegamenti che permetta di definire una strategia e prendere decisioni.
Solo chi elabora le informazioni e le implicazioni future delle scelte prese oggi è un leader consapevole, in caso contrario è un giocatore d’azzardo.
Nel caos generatosi è possibile individuare almeno due costanti:
- Le banche continueranno a fare le banche
Le istruttorie bancarie non saranno semplificate o azzerate, non è prevista applicazione di un tasso di interesse agevolato o calmierato, non è prevista l’erogazione automatica di denaro a fronte di aumento delle garanzie.
A questo punto, però, ci si trova di fronte a un paradosso in quanto le regole di valutazione adottate fino ad oggi si basano su bilanci passati (non influenzati dalle recenti vicende) e sulla Centrale Rischi che, nella migliore delle ipotesi, è disallineata di due mesi.
Allora diventa sempre più importante la valutazione prospettica e l’efficace comunicazione della situazione attuale, della strategia di ripartenza e delle strategie future.
- Gli imprenditori devono pianificare in maniera attenta
Questa regola è valida non solo, per la corretta gestione aziendale, ma anche per comunicare all’esterno le proprie strategie.
solo una comunicazione trasparente permette di attrarre investitori
Ecco che allora diventa fondamentale la capacità di creare collegamenti tra la vasta mole di informazioni e di opportunità offerte della legge prima e dal mercato poi.
Cosa fare quindi?
Rinviare la chiusura e il deposito del bilancio? No grazie: se non ci sono motivi inderogabili, nulla impedisce di depositare il bilancio nei tempi adeguati per fornire un’informativa aggiuntiva a chi è chiamato a valutare, avendo cura di dare una maggiore rilevanza a documenti fino ad oggi ai margini (nota integrativa e relazione sulla gestione)
Richiedere in maniera automatica finanziamenti nei limiti previsti? Non necessariamente: gli importi sono da intendersi fino a 25.000 euro o 25% del fatturato o il doppio del costo del personale dipendente. È inutile chiedere importi elevati, se non necessari, che appesantiranno la struttura aziendale in futuro, precludendo l’accesso al credito nel momento degli investimenti. La pianificazione da questo punto di vista risulta essenziale.
Calcolo degli acconti sulle imposte con il metodo prospettico? Sì: una scadenza così ravvicinata può essere mitigata a patto che si pianifichi in maniera adeguata la chiusura d’esercizio. Nuovamente la pianificazione riveste un ruolo primario.
Ignorare gli indicatori della crisi di impresa? No: per quanto criticati gli indicatori prima o poi entreranno in vigore e c’è la possibilità di utilizzarli per autovalutare lo stato di salute della propria azienda. Anche in questo caso gli indicatori si basano sulla pianificazione
Valutare l’accesso a piattaforme Fintech? Può essere una opportunità: sono caratterizzate da velocità di valutazione e di erogazione e in alcuni casi non compaiono in Centrale Rischi, definendo un indubbio vantaggio per chi è alla ricerca di risposte immediate e finanza ponte per superare il momento.
Finanziare l’impresa con mezzi propri? Se c’è la possibilità, sì: le recenti disposizioni permettono di tutelare maggiormente i finanziamenti soci, meglio ancora se allocati a patrimonio netto, al fine di rafforzare la patrimonializzazione aziendale per assorbire eventuali perdite di fine anno.
L’indebitamento sembra essere l’unica strada proposta in questo momento ma sostituire il fatturato con il debito è una strategia che nel medio lungo termine difficilmente paga.
Ridefinire i propri orizzonti e proprie aspettative, ricalcolare i break even point, pianificare le entrate e le uscite in maniera prudenziale, analizzare gli scenari e le evoluzioni attraverso analisi di sensitività, permettono di avere un occhio lucido e critico su cosa potrebbe accadere in futuro e su quali le migliori strategie per affrontare la ripresa.
In tempi di difficoltà si creano le migliori opportunità per diversificare o per reinventarsi.
Se pianifichi sei tre passi avanti
Se sei tre passi avanti sei al passo coi tempi
Se pianifichi sei al passo coi tempi